Alla scoperta dell’Ecomuseo di Zvernec dedicato al patrimonio culturale locale, alla flora e alla fauna tra bunker, dune sabbiose e la laguna di Narta con i fenicotteri
Dici viaggio in Albania e il pensiero va subito a Ksamil e alle sue spiagge, a Saranda, la capitale della movida estiva, e alle città-museo di Berat e Girocastro, nella lista dei patrimoni mondiali dell’umanità. Ma un viaggio in Albania può regalare emozioni inattese, basta essere disposti a cambiare idea, a scegliere un itinerario diverso da quello seguito dalla maggior parte dei visitatori. Così, uscendo dai sentieri battuti dell’ormai famosa riviera albanese, dove vanno tutti, sono andata a Narta, a nord di Valona, un’area ancora poco battuta dal turismo di massa e, per questo, molto più autentica. Sono 160 i chilometri che separano questa località dalla capitale Tirana. Per accedervi, si oltrepassa un cartello segnaletico che dà il benvenuto in tre lingue, albanese, inglese e greco. Già questo è un primo segnale dell’unicità del luogo: i pochi abitanti ancora oggi rimasti -la maggior parte è emigrata all’estero- sono membri della minoranza greca d’Albania. Il villaggio, silenzioso e assolato, con strette stradine e una graziosa chiesetta ortodossa, conduce attraverso una fitta foresta di pini a spiagge di sabbia e al Monastero bizantino di Zvërnec risalente al XIII secolo, un luogo che sembra rimasto fermo nel tempo. È situato su un isolotto boscoso collegato alla terraferma da un pontile in legno lungo quasi 300 metri, alle cui spalle, vive una grande colonia di fenicotteri -la Laguna di Narta è una delle zone umide più importanti dei Balcani.
Così tra volatili, dune sabbiose, saline e incontri casuali con pescatori alle prese con il famelico granchio blu che qui come altrove ha invaso le acque della laguna, si raggiunge il Faro di Zvërnec strategicamente posizionato in cima ad alte scogliere che catapultano in un paesaggio quasi irlandese, non fosse per il sole accecante che mi ricorda di essere nel cuore del Mediterraneo. Sotto al faro, lEkomuzeumi i Zvërnecit (Ecomuseo di Zvërnec) è dedicato al patrimonio culturale locale, alla flora e alla fauna endemiche. È collocato all’uscita di uno dei quattro giganteschi bunker posizionati vertiginosamente a picco sul mare che si snodano nelle viscere della collina. Lo scenario è uno di quelli che lascia senza parole. <<Questa zona è unica in tutta l’Albania dal punto di vista naturale e antropologico: è stata dichiarata “Area d’importanza internazionale per gli uccelli e la biodiversità” da BirdLife International ed è in corso la designazione per ottenere lo status di “Natura 2000” dall’Unione Europea. I bunker, invece, raccontano il passato dell’Albania: è qui, dove storia e natura si intrecciano, che abbiamo voluto dare vita all’Ecomuseo>>, mi racconta Thoma Leka, Project Manager dell’organizzazione CERCI e co-ideatore dell’Ecomuseo di Zvërnec. Lo seguo, mentre mi mostra gli ambienti. Dentro ai bunker, connessi tra di loro da una fitta rete di comunicazione, fa freddo, un sollievo momentaneo dal calore esterno. I più coraggiosi possono anche provare ad attraversare uno dei canali che dai bunker collegano al museo, se non hanno timore degli spazi angusti e di qualche pipistrello che svolazza sopra la testa. In questa location decisamente originale Leka organizza incontri, workshop e forum per studenti. Come il recente Forum Pubblico Culturale, realizzato grazie al supporto di ArtNexus Konstnarsnamnden @artnexusprogramme, che nel mese di agosto ha riunito oltre 50 persone tra i quali 20 giovani della comunità per discutere di arte, cultura ed ecologia nei Balcani. <<Per noi è fondamentale coinvolgere le nuove generazioni, ascoltare le loro idee innovative e incoraggiarli a contribuire alla protezione della biodiversità e dell’ambiente>>, conclude Leka.
Costruiti negli anni ’80, questi enormi bunker di cemento armato fungevano da punti di avvistamento per navi e aerei avversari e servivano come strutture difensive militari, progettate per proteggere il personale dell’esercito albanese e permettere l’osservazione strategica del territorio. Situati in un’area chiave che domina l’intera baia di Valona, consentivano di rilevare tempestivamente potenziali minacce e di comunicare le informazioni al comando militare, garantendo una rapida risposta difensiva. Tuttavia, non sono mai stati utilizzati per la loro funzione originaria. Sulle mura si trovano ancora le annotazioni degli equipaggi che vi lavoravano, con dettagli sugli elementi distintivi dell’arsenale nemico, in particolare aerei e navi della NATO, soprattutto italiani. Nonostante la loro unicità, imponenza e posizione strategica, i bunker dovrebbero essere una meta turistica ambita, ma i visitatori sono ancora pochi. A breve, inoltre, è previsto un importante investimento della famiglia Trump, che, attratta dalle bellezze naturalistiche incomparabili della zona, ha deciso di finanziare un resort di lusso, con la possibilità di trasformare il villaggio di Zvernec in una zona esclusiva. L’aeroporto di Valona, attualmente in costruzione a pochi chilometri da qui, contribuirà ulteriormente ad aumentare l’afflusso di turisti. Quindi, approfittatene subito, prima di ritrovarvi tra la ressa, come a Ksamil e Saranda, e dover condividere con sconosciuti questo spettacolo indimenticabile.
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