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foto Luca Pedrana
Appena il sole cala dietro le montagne, nel bosco “infiammato” dal foliage riecheggia un suono inconfondibile, profondo e risonante. È il caratteristico verso d’amore, detto bramito, emesso dai maschi di cervo quando, all’inizio dell’autunno, competono per conquistare le femmine. Usando, appunto, questa “arma sonora”: vince, infatti, chi intona l’urlo più forte e intenso dimostrando la propria potenza e facendo capire agli altri esemplari di sesso maschile che devono stare alla larga…
Siamo nella Val di Rèzzalo, immersa nel Parco nazionale dello Stelvio, una delle zone migliori dell’arco alpino per assistere, fino all’inizio di novembre, al rituale di corteggiamento dei cervi. Ci si arriva in circa mezz’ora d’auto – percorrendo poi a piedi un facile sentiero in salita – partendo da Bormio, una delle località montane più gettonate d’Italia, in Alta Valtellina.
NON SOLO PISTE DA SCI
Situata in un’ampia e assolata conca tra le cime, Bormio è rinomata non solo per le piste leggendarie – a cominciare dalla notissima Stelvio, tra le più tecniche e spettacolari del mondo, non a caso soprannominata Teatro alla Scala dello sci alpino, che da 40 anni ospita i più grandi eventi sciistici e tra poco, nel febbraio 2026, pure i Giochi olimpici invernali – ma anche per le attività outdoor a contatto con la natura, le millenarie acque termali e le bellezze del centro storico.
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foto Infront
A SPASSO NEL TEMPO
A proposito del nucleo più antico di Bormio, è ricchissimo di palazzi affrescati, torri, chiese, fortificazioni e vecchie case contadine che testimoniano una storia millenaria e l’importanza strategica che la località montana ebbe in passato per i collegamenti con il nord Europa: non a caso, nel corso dei secoli, l’abitato e i suoi dintorni attrassero l’interesse della Repubblica di Venezia, del Ducato di Milano, del Libero Stato delle Tre Leghe, della Francia napoleonica e della Casa d’Asburgo. Per capire l’importanza commerciale di queste contrade basti pensare, per esempio, all’antica Via Imperiale d’Alemagna: collegava l’Alta Valtellina con i Paesi d’Oltralpe e nel Medioevo veniva percorsa dalle carovane che portavano in Svizzera, Austria e Germania il vino in cambio del sale. Quella che un tempo era una semplice mulattiera alpina passava attraverso le Torri di Fraele, costruite nel 1391, delle quali oggi restano i ruderi visibili percorrendo la strada che da Bormio conduce a Livigno.
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foto Markus Greber
IL CENTRO STORICO, PICCOLO GIOIELLO ARTISTICO
Riguardo al centro storico, l’autunno è il momento ideale per scoprirne le attrattive: i turisti sono pochi e il clima nelle giornate di sole è ancora molto piacevole. L’itinerario può iniziare dal cuore pulsante di Bormio, ovvero Piazza Cavour, più nota come Piazza del Kuerc (coperchio, in dialetto bormino) dal nome della costruzione del XIV secolo – una sorta di tettoia ad anfiteatro di pianta trapezoidale – dove nei tempi passati avvenivano le adunanze e veniva amministrata la giustizia.
Dietro il Kuerc, svetta la Torre delle Ore, del XIV secolo, impreziosita da una meridiana, vari stemmi e un orologio dipinto. Sempre nella piazza si erge la Chiesa collegiata dei Santi Gervasio e Protasio, completata nel 1641, che conserva alcune opere di pregio, per esempio antichi affreschi del 1393 che raffigurano Cristo Pantocratore e la Madonna del latte e apostoli e profeti, tra i più antichi della cittadina. Di particolare pregio anche il Compianto su Cristo morto (XVII secolo), composto da sette statue lignee scolpite da Giovanni Pietro Della Rocca.
“Cappella Sistina di Bormio”: così viene chiamata la piccola chiesa sconsacrata del Santo Spirito, situata all’inizio della centralissima via Roma. Costruita in un periodo precedente al XIV secolo, presenta infatti un interno ricco di decorazioni del XV-XVI secolo dedicate alla Trinità e allo Spirito Santo, mentre nella volta, affrescata nel XVI secolo, si possono ammirare la Trinità, gli Apostoli, la Vergine, gli Evangelisti, i Padri della Chiesa e i Profeti.
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foto Roby Trab
COMBO, IL QUARTIERE CONTADINO
Rimanendo in ambito religioso, un altro edificio sacro da non perdere è la Chiesa di Sant’Antonio o del Santissimo Crocefisso: è situata al di là del torrente Frodolfo, nel reparto Combo (uno dei 5 quartieri in cui è divisa Bormio): quello dove un tempo si svolgevano tutte le attività agricole, come testimoniato dai numerosi edifici rurali ancora presenti. L’esterno di questa costruzione adibita al culto è molto semplice e lineare, mentre l’interno è riccamente affrescato con opere databili tra il XIV e il XV secolo che rappresentano la Passione di Cristo, episodi della vita di Sant’Antonio abate – al quale è appunto dedicato l’edificio sacro – e dell’Incoronazione della Vergine da parte della Trinità.
Per arrivarci, bisogna attraversare il Ponte di Combo, costruito a forma di arco direttamente sulla roccia. Risalente nella sua forma caratteristica al 1591, nel Settecento fu arricchito da due edicole: a sinistra, quella dedicata a S. Giovanni Nepomuceno, santo che proteggeva dalle alluvioni; a destra, quella dove è riprodotto il trasporto del S. Crocefisso a Bellpuig, in Catalogna, un evento avvenuto nel XVII secolo quando la scultura del Cristo in Croce di Bormio, uscita indenne da ben tre incendi e ritenuta perciò capace di fare miracoli, venne trasportata nella città catalana.
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foto Roby Trab
IL MUSEO CIVICO
La storia e l’evoluzione economica e sociale di Bormio nei secoli sono ben rappresentate all’interno del Museo Civico di Palazzo De Simoni che raccoglie molti reperti archeologici e opere d’arte relative al passato millenario di questa cittadina. L’edificio che ospita l’esposizione risale al XVII secolo e sorge sui resti di un castello medievale del quale è ancora visibile la caratteristica torre. Da notare, sulla facciata, una bellissima porta, in legno scolpito, arricchita da un battiporta e un catenaccio in ferro battuto.
Questi sono solo alcuni esempi degli edifici storici che abbelliscono Bormio. Per scoprirne altri – cogliendone tutta la bellezza e l’importanza – vi consigliamo di affidarvi a guide competenti: per i nominativi, potete rivolgervi all’Ufficio turistico (via Roma 131/b, tel. 0342 903300, e-mail info.bormio@bormio.eu).
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Foto Roby Trab
I PIACERI DELLA TAVOLA
Bormio è anche sinonimo di sapori autentici e decisi: cacciagione, formaggi, miele e cereali sapientemente usati per creare i piatti della tradizione. Come i gustosissimi pizzocheri, fatti con grano saraceno e conditi con patate, verze (o bietole), burro e formaggio Casera. Per insaporirli, immancabile la pestèda, un trito a base di pepe nero, aglio ed erbe aromatiche (in realtà ogni famiglia valtellinese ha la sua ricetta che custodisce gelosamente!). Altrettanto golosi gli sciatt, frittelle – sempre a base di grano saraceno, ma con un cuore di formaggio filante – servite con cicorino o radicchio rosso. È un must anche la polenta taragna, preparata mescolando farina di mais e farina di grano saraceno, condita con burro e formaggio come Bitto o Casera. Ghiottissimo il taròz, un piatto preparato con patate lessate, cipolla, fagiolini – volendo anche zucca – insaporiti con burro e formaggio, ça va sans dire Casera o Bitto… Senza dimenticare bresaola e slinziga, un altro salume tipico della zona, e la bisciöla, un dolce locale a base di frutta secca, burro, uova e miele.
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foto Roby Trab
DUE INDIRIZZI GOURMET
Per assaggiare queste e altre golosità, ecco due indirizzi dove andare sul sicuro. Ristorante Vecchia Combo, nell’omonimo reparto (piazza del Crocefisso, tel. 0342 901568): locale tipico con cucina casalinga e di ottima qualità, accompagnata da prestigiose etichette locali.
Osteria de i magri, in pieno centro, ricavata da un rustico un tempo adibito a stalla e cantine: cucina tradizionale, ma anche piatti rivisitati oppure a base di crostacei (www.osteriadeimagri.it). Alla fine del pasto, in entrambi i locali vi verranno sicuramente offerti due amari rigorosamente “made in Bormio”: il primo si chiama Taneda, dal nome dialettale che indica i fiori dell’Achillea moscata, detta anche Erba Iva, una pianta endemica delle Alpi da cui si ricava appunto questa bevanda digestiva. L’altro è il Braulio che ha una storia interessantissima: per saperne di più, basta visitare il museo a esso dedicato, che ha sede nella centralissima Via Roma.
INGREDIENTI SEGRETISSIMI
La visita delle Cantine Braulio dura circa un’ora ed è estremamente coinvolgente: Francesco Tarantola Peloni, discendente di Francesco Peloni, che inventò l’amaro Braulio nel 1875, guida i visitatori con competenza e passione nelle labirintiche cantine di famiglia spiegando le varie fasi di produzione: dalla raccolta di radici, fiori, bacche e piante officinali nel cuore del Parco nazionale dello Stelvio alla loro messa in infusione in soluzione idro-alcolica a temperatura ambiente per almeno 30 giorni; dall’aggiunta di zucchero e caramello all’invecchiamento in botti di rovere di Slavonia. Attenzione, però: la ricetta di questo amaro, tramandata nel tempo da generazioni di farmacisti e maestri erboristi, è rigorosamente segreta, tranne quattro ingredienti – Assenzio, Achillea moscata, Ginepro e Genziana. Quante sono le altre botaniche contenute nel Braulio? Qualcuno dice 11, secondo altri sono 13, altri ancora sostengono 15: la verità non la sapremo mai, quindi non ci resta che assaporarne il gusto unico e inconfondibile…
Casa Braulio, via Roma 27, www.amarobraulio.com/it-it/casa-braulio
SHOPPING GASTRONOMICO, MA NON SOLO
Sempre in via Roma, al numero 89, c’è la Sceleira, dove si possono acquistare miele, conserve, confetture, farine, funghi, formaggi e salumi (www.lasceleira.com).
Salumi tipici – come bresaola e slinziga – formaggi, pizzocheri, miele, vini e amari sono le specialità de Il Salumaio Boscacci, aperto fin dal 1934 (via Peccedi 20, www.ilsalumaiobormio.it).
Chi ama i dolci troverà imperdibili delizie per il palato – come la torta al grano saraceno, quella al mirtillo o quella alle noci – nel panificio-pasticceria Le Bonette (via Roma 100, tel. 0342 901323).
La Valtellina è nota non solo per l’ottima gastronomia ma anche per l’oreficeria, in particolare gli orecchini con chiusura ad amo che venivano donati alle neospose come augurio di felicità e prosperità. Li potete trovare, realizzati da un artigiano locale in oro o in argento in diverse fogge e misure, presso la Gioielleria Valentino (via Roma 59, tel. 328 7510271).
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foto Roby Trab
NEL SEGNO DEL BENESSERE
Non a caso il nome Bormio deriva dal termine gallico Bormo che significa sorgente calda. Fin dal tempo dei Romani, infatti, questa località è nota per le fonti termali, citate già da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis historia.
Attualmente i centri termali sono tre, adatti a ogni esigenza. Bormio Terme, nel cuore del paese, è dotato di varie vasche per il relax, tra le quali la recente vasca Stelvio, una piscina da 25 metri, un acquascivolo di 60 metri, bagni turchi, biosauna, saune e il reparto curativo convenzionato con il sistema sanitario nazionale (www.bormioterme.it).
Bagni Vecchi e Bagni Nuovi sono invece i due stabilimenti che fanno parte di QC Terme Bagni di Bormio. I primi, situati in un paesaggio di incomparabile bellezza, sono il luogo ideale per fare un tuffo nella storia (è proprio il caso di dirlo!), dai Bagni romani, noti fin dal I secolo a.C., ai Bagni dell’Arciduchessa, cosi chiamati in onore dell’Arciduchessa d’Austria che passava qui il periodo estivo; dai Bagni medievali a quelli imperiali, con l’iconica infinity pool scavata nella roccia che offre una vista indimenticabile sulla conca del paese. Per una pausa totalmente rigenerante, si può soggiornare presso il QC Hotel Bagni Vecchi – dal quale si accede direttamente al percorso termale – che dispone di 41 camere arredate con mobili d’epoca e romantiche travi a vista.
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foto QC Terme Bormio
I Bagni Nuovi, invece, sono annessi a un hotel cinque stelle in stile Liberty – 82 camere con ingresso diretto alla sezione benessere – e offrono differenti opzioni termali, adatte a ogni esigenza, che si snodano fra un grande parco esterno e una parte ospitata nell’albergo stesso. Tra le “chicche” imperdibili, i Giardini di Venere con il loro percorso rigenerante; la Grotta di Nettuno che offre un tragitto disintossicante, passando per i Bagni di Giove e i Bagni di Ercole. Senza dimenticare le Vasche di Saturno con musica subacquea, alimentate da acque a temperatura differenziata (www.qcterme.com).
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foto QC Terme Bormio
LA STRADA DEL VINO DELLA VALTELLINA
Un viaggio all’insegna della lentezza non può prescindere dall’assaggio di qualche etichetta locale. A questo proposito vi consigliamo, sulla via del ritorno, una deviazione lungo la Strada del vino della Valtellina: ben 67 km che collegano Tirano ad Ardenno attraversando borghi antichi e i tipici e ripidi terrazzamenti dove si producono le uve che danno vita a vini unici. A cominciare dallo Sforzato, simbolo della cultura vitivinicola locale, ottenuto dal vitigno Chiavennasca (per saperne di più e prenotare degustazioni: https://www.stradadelvinovaltellina.it). Per una sosta golosa, a Chiuro c’è il ristorante del Wine Hotel San Carlo Relais & Spa, appena ristrutturato, dove si possono assaggiare squisiti piatti locali accompagnati da ottime etichette valtellinesi (www.ristorantesancarlo.it; https://winehotelsancarlo.it).
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foto Strada del vino della Valtellina
INFORMAZIONI SU BORMIO E DINTORNI
www.bormio.eu
DOVE SENTIRE IL BRAMITO DEI CERVI
Per ascoltare il canto d’amore dei cervi si può scegliere un’escursione guidata durante la quale, grazie a persone esperte, si potrà vedere (soprattutto, sentire) questo spettacolo naturale in tutta la sua magnificenza. Fra le mete più adatte, la Valfurva, la Val Zebrù e la già citata Val Rèzzalo, tutte nei dintorni di Bormio (per conoscere le date e per prenotazioni, fino al 3 novembre: www.bormio.eu). Volendo, in Val Rèzzalo si può anche mangiare e pernottare nel Rifugio La Baita (tel. 0342 1895516; 340 7953688:; www.rezzalovacanze.com; prenotazione obbligatoria, anche perché bisogna verificare i giorni di apertura in base alle condizioni climatiche).
DOVE DORMIRE A BORMIO
Hotel Meublè Sertorelli Reit (via Monte Braulio 4, hotelmeublebormio.com). A pochi passi dal centro storico, offre camere semplici ma confortevoli, dal design moderno e arredate con mobili realizzati da artigiani locali. Ricco il buffet della prima colazione con un’ampia scelta di prodotti a chilometro zero sia dolci sia salati.
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